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  • I 5 nemici del Padel e l’utilità dell’osteopatia metodo Reverse Aging®

    Una rivista mi ha chiesto un articolo riguardante i principali traumi nel Padel, e come il mio metodo di lavoro può intervenire. Buona lettura.

    Seguendo e trattando sportivPadeli di qualsiasi livello – dalla medaglia d’oro olimpionica al signor Mario che decide di giocare a Padel con gli amici dopo 30 anni di scrivania – di traumi e di situazioni diverse ne ho viste veramente tante.

    Nel Padel gli infortuni principali sono, in ordine di frequenza:

    1- gomito (epicondilite),

    2- caviglia (distorsioni e instabilità),

    3- rachide lombare (dolore e blocco articolare),

    4- spalla (dolore e limitazione funzionale)

    5- ginocchio (dolori e instabilità articolare).

    1- Epicondilite – o gomito del tennista – è un dolore alla parte esterna del gomito, che porta addirittura ad abbandonare l’attività se trascurata perché non si riesce a tenere in mano la racchetta dal dolore. Deriva da una mancanza di mobilità di spalla o del polso e il gomito fa un lavoro eccessivo: tutto ciò, unito ai microtraumi ripetuti, porta a un’infiammazione a livello dell’epicondilo, appunto epicondilite.

    2- I traumi di caviglia sono dovuti alla mancanza di mobilità articolare che, sommata ai cambi di direzioni continue durante il gioco, va a interessare le zone legamentose della caviglia. Bisogna migliorare in primis la mobilità articolare e poi ridare stabilità anche con lavori di propriocettività.

    3- La zona lombare è molto sollecitata per le rotazioni del tronco e per i movimenti improvvisi delle situazioni di gioco; se manca mobilità o ci sono delle problematiche non risolte, continuando a “giocarci sopra” la situazione diventa sempre più di rigidità fino ad arrivare a sfociare in patologie ben più serie.

    4- Per quanto riguarda la spalla, nel Padel è molto sollecitata, basti pensare al grande lavoro che devono fare la colonna e la spalla quando si fa una bandeja o un vigora o uno smash. Se manca mobilità, il movimento oltre a non essere corretto, può portare lesioni muscolari (interessamento della cuffia dei rotatori ), tendiniti, e lesioni legamentose.

    5- I ripetuti cambi di direzione e le frenate brusche quando si arriva sulla palla, oltre che le caviglie, interessano anche le ginocchia. Se viene trascurata la mobilità e l’ascolto dei primi segnali o disturbi che il corpo ci invia, si potrebbe arrivare a lesioni dei menischi e a problematiche dei legamenti collaterali (mediale o laterale) o addirittura ai crociati.

    L’obiettivo di questa analisi dei traumi del Padel, è quello di farti usare la testa, non solo per la tecnica e la tattica di gioco, ma anche di fare delle cose sensate di prevenzione per continuare a divertirti sul campo!

    Spero tu abbia tratto degli spunti di riflessione e ti sia venuta la voglia di fare un’analisi della tua situazione attuale della postura per migliorare la tua salute e il TUO PADEL.

    Proprio per questo, forte dell’esperienza di più di 20 anni di lavoro seguendo campioni di diversi sport (ginnastica artistica, golf, atletica, etc) ho creato un percorso specifico per la Cura e PREVENZIONE nel PADEL, con dei TEST specifici di mobilità e di recupero.

    Osteopatia Metodo Reverse Aging®️: la sua importanza nel recupero da traumi e nella prevenzione.

    Durante il gioco, il corpo può subire traumi che portano ad avere dolore o blocchi di mobilità articolare. Questa cosa è anche reciproca, cioè blocchi di mobilità di una zona possono portare ad avere traumi da un’altra parte del corpo. Per questo è importante sia curare un disturbo, un dolore,  sia lavorare molto sulla prevenzione per migliorare la qualità del nostro movimento e della nostra vita. 

    L’osteopatia diventa fondamentale in questa situazione, con l’obiettivo di intervenire nella fase acuta del problema. Questo periodo iniziale è cruciale per ridurre il dolore, dove occorre ripristinare la corretta mobilità e di conseguenza la circolazione sanguigna, e consentire una guarigione ottimale.

    È particolarmente importante nella gestione di disturbi come mal di schiena (zona lombare e cervicale) e problemi articolari (gomito, caviglia, spalla e ginocchio) che sono molto frequenti nel Padel. 

    Il corpo, in tutta la sua intelligenza, cerca di adattarsi e compensare i blocchi per evitare il dolore, ma c’è un punto in cui il disagio diventa evidente. Il metodo Reverse Aging®️ si concentra prima su questa “fase acuta” offrendo un approccio mirato e specifico per affrontare e recuperare la salute ottimale.

    La gestione attenta di questo stadio iniziale può fare la differenza nel percorso di guarigione e recupero, aiutando gli appassionati di Padel a tornare in campo nel minor tempo possibile e con una maggiore stabilità ed equilibrio. Un consiglio: non fare l’errore di tante persone che pensano “Come è arrivato questo dolore, passerà!” Perché se la tua automobile ha un problema, il problema non passa da solo!”

    Il PERCORSO PADEL che ho creato, ha degli step specifici in base alle tue esigenze.

    Se vuoi saperne di più clicca qui e trovi i miei contatti.

    Buon PADEL!

     

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  • Hai dolore? Dove Corri? Fermati e Respira

    FERMATI E RESPIRAIeri ho preso in mano l’autobiografia di A.T. Still, il fondatore dell’osteopatia (puoi leggere qui un mio articolo che parla anche di lui) e in prima pagina avevo scritto qualche anno fa: “Colui che ama l’uomo ama l’arte”. Ippocrate. È una frase che mi piaceva molto allora, e che mi risuona anche oggi, nonostante siano passati alcuni anni e non la ricordavo più.

    Da questa frase ho iniziato a ragionare e l’ho collegata a ciò che dico spesso ai miei pazienti quando mi chiedono chi sia per me un paziente: “Chi è un paziente? È un individuo unico e per questo sacro. È una persona che ride, che piange, che pulsa, che vive”.

    Questo è quello che mi ha trasmesso uno dei miei professori di osteopatia. A un esame con questo professore, ci siamo poi messi a discutere sul significato di questa frase e alla fine mi ha domandato: “Che cosa vuoi fare da grande?” Io risposi: “L’osteopata, se ne avrò le capacità. Voglio aiutare i pazienti a ritrovare la loro vera natura, quella profonda”. Lui mi guardò e mi disse: “È la cosa più nobile che puoi fare, e solo per il fatto di pensarla puoi certamente farla”.

    Ognuno di noi è un individuo unico e per questo sacro.

    La cosa incredibile è che nasciamo unici e poi passiamo il tempo a uniformarci agli altri, a voler sembrare o essere qualcun altro, a voler occupare il posto che non è il nostro, perché pensiamo che sia meglio.

    Molto spesso gli anziani che tratto – i più saggi- si confidano e mi dicono che hanno fatto delle scelte nella vita senza nemmeno davvero saperne il perché, ma poi, più avanti, ripensandoci, hanno veramente capito cosa avrebbero voluto fare e/o essere. Quando magari vanno in pensione, o hanno la fortuna di avere tempo libero, si rendono conto di quello che piace loro veramente fare o come sono nel profondo.

    Ovviamente, chi è felice e realizzato è colui che ha seguito il cuore, che ha seguito la sua vera natura e ha realizzato delle cose secondo i propri desideri.

    chi è un pazienteQuando dico che il paziente: “È una persona che ride, che piange, che pulsa, che vive”, intendo che anche la parte emotiva di ognuno di noi è fondamentale per comprendere chi siamo e quanto le nostre emozioni ci influenzano.

    • Che ride: ovviamente penso a tutti i momenti belli che ognuno di noi vive.
    • Che piange: penso sia ai momenti tristi che a quelli di super felicità che ti portano a piangere.
    • Che pulsa: intendo le tue motivazioni più grandi; quali sono le tue passioni, la tua scintilla, la tua missione di vita. Perché sei venuto su questa terra, in questo momento storico, in questo contesto, in questa famiglia: non di certo solo per mangiare, bere e sporcare, ma sono sicuro che il disegno più grande sia altro. Sta a te scoprirlo, e seguirlo.
    • Che vive: intendo di essere presenti al 100% a noi stessi, di essere consapevoli di quello che facciamo e di seguire la nostra vocazione e dare agli altri una parte di noi, in un gesto, in un pensiero. Condividere!

    Una volta qualcuno disse: “Pensa a una finale di coppa del mondo del tuo sport preferito, tu sei sugli spalti: tutto fantastico, la tua squadra vince tutto, partita stupenda e tu festeggi alla grande. Poi, ad un certo punto, ti rendi conto che sei l’unico allo stadio e stai festeggiando da solo. È bello?”

    No, non avrebbe senso tutto questo. Questa è la tua vita: se non festeggi e non condividi con le persone care i tuoi obiettivi, i tuoi risultati, i tuoi traguardi… che senso avrebbero? Se capitano, anche le sconfitte vanno condivise, è un modo per superarle.

    la tua anima di bambinoScopri la tua anima, cercala, anzi ri-trovala, perché è solo coperta da un po’ di polvere, è stata lì da quando sei bambino ad adesso, ad aspettare che ti rendessi conto che la stai trascurando.

    Perché ho scritto tutte queste cose? Perché, per fatalità, uno tende a riscoprire queste parti profonde di noi quando soffre. Quando ha un dolore.

    Ripeto: quando ci si avvicina di più a quello che siamo nel profondo?

    Quando abbiamo un dolore… quando per esempio, fino al giorno prima trascuriamo un fastidio che abbiamo da tempo, prendendo antidolorifici o altro, e poi un bel giorno non ci si alza più dal letto, oppure si rimane bloccati abbassandosi a prendere le scarpe o a prendere la borsa. In questo preciso momento, è come se ci prendessimo un pugno in faccia dalla realtà e ci si rendesse conto che tutto quelle cose che fino al giorno prima erano scontate e banali diventano impossibili da fare.

    Il bello è che non devi resistere al dolore, ma devi comprendere cosa non va nella tua vita, il perché da un giorno all’altro ti blocchi come un soprammobile di marmo.

    Cosa questo dolore vuole dirti? Cosa vuole comunicarti?

    Fermati e RespiraÈ come se il tuo corpo e  la tua anima ti dicessero: “Oh, fermati, per farmi ascoltare cosa devo fare? Devo bloccarti per forza? Dove corri?”

    Sai cosa dovresti fare? Dovresti per prima cosa respirare e capire chi sei e a che punto sei. Non correre, fermati e respira. Prenditi il tempo per vivere. Scopri la tua anima.

    La cosa bella del mio lavoro è conoscere molte persone e riuscire a vederle come sono veramente: non come si vedono loro, ma come possono essere senza coperture o senza limiti mentali che ci creiamo per proteggerci, non dagli altri, ma da noi stessi, dal nostro vero potere.